L’INCONTRO TRA DUE BRAND OPPOSTI: BARILLA E MAC DONALD’S

DA MAGGIO PASTA BARILLA ALL’INTERNO DEI MAC DONALD’S ITALIANI, PER IL COLOSSO EMILIANO L’OBIETTIVO DI INTERNAZIONALIZZARSI SEMPRE PIU’ PER QUELLO STATUNITENSE QUELLO MIGLIORARE LA PROPRIA IMMAGINE IN ITALIA

Chiudete gli occhi per un attimo e immaginate di entrare in un Mac Donald’s per gustare il vostro panino preferito, quando siete alla cassa alzate lo sguardo per vedere le ultime novità e accanto ai soliti panini trovate l’immagine di un piatto di insalata di pasta Barilla…Uno scherzo? Assolutamente no, si tratta di una novità tutta italiana nata all’inizio dell’estate, frutto dell’accordo tra Mac Donald’s e Barilla. Come direte voi? Un marchio cbarilla-mac2on la reputazione di Barilla che si mette a vendere i suoi prodotti all’interno dei Mac Donald’s? Un’unione che non fa di certo bene al made in Italy, se pensiamo alla pasta Barilla subito ci viene in mente la qualità del prodotto, la sua tradizione e storia, lo slow food, mentre l’immagine di Mac Donald’s è associata al cibo spazzatura, al fast food. Da una parte c’è la volontà degli statunitensi di ripulire la propria immagine agli occhi del consumatore italiano, il cosidetto nutritional washing, e di aggiungere un prodotto che potrebbe avvicinare al fast food un nuovo target come quello femminile adulto. L’idea è quella di testare in Italia questo matrimonio fino alla fine dell’anno e poi valutare un’espansione in Francia, Portogallo e Spagna. A spiegare perché Barilla ha voluto questo matrimonio è Francesco Del Porto, direttore mercato Europa del gruppo. «Puntiamo a espanderci in tutto il mondo anche attraverso il canale della ristorazione veloce. Al contempo l’offerta di McDonald’s si avvicina sempre di più a un modello alimentare mediterraneo, equilibrato da un punto di vista nutrizionale e rispettoso dell’ambiente». Un matrimonio che suscita più di qualche perplessità: quali effetti avrà sulla brand reputation di Barilla questa scelta? Il ritorno economico giustificherà un peggioramento dell’immagine? Solo il tempo potrà dare le risposte a queste domande, certo è che vedere la pasta Barilla, simbolo del made in Italy e della dieta mediterranea viaggiare mano nella mano con hamburger, salse, patatine e Coca-Cola in nome dell’interesse lascia l’amaro in bocca.

LA FOOD TV

UNA VERA PROPRIA INVASIONE DI PROGRAMMI DI CUCINA SUL PICCOLO SCHERMO, DMAX E REAL TIME IN PRIMA LINEA

Chi di noi guardando la televisione non si è mai imbattuto nella canzoncina delle tagliatelle di nonna pina cantata da Antonella Clerici oppure chi non ha seguito almeno una volta le prova del cuocosfuriate di Gordon Ramsey contro qualche chef incompetente o ancora chi non ha sorriso davanti ai commenti taglienti di Joe Bastianich? Come avrete intuito (se non vivete su Marte!) stiamo parlando dei programmi televisivi che hanno per tema il cibo, basta dare un’occhio alla programmazione per accorgersi come tali programmi si stiano diffondendo a macchia d’olio. C’è né per tutti i palati: si va dai tradizionali come “La prova del cuoco”, “La cucina di Benedetta” e Masterchef a quelli un po’ più ricercati come: “Il re del cioccolato”, masterchef2“Nigellissima”, “unti e bisunti”, “cucine da incubo”, “Buddy il boss delle torte”, “Fuori menù”, “Cortesie per gli ospiti” e l’elenco potrebbe continuare ancora. Ad aver capito che i programmi sul cibo vanno forte sembrano essere in particolare Real Time e Dmax la cui programmazione è ricca dei programmi sopracitati. Perché così tanti programmi che hanno per tema il cibo? L’Italia si sa è il popolo della buona cucina e se a questo uniamo il fatto che la tv il canale di comunicazione più seguito nel nostro Paese la risposta è immediata. Anche se inizialmente il commento dell’italiano medio davanti a uno spot di un un programma di cucina è “Ancora uno?”, poi però si cucina benedetta2appassiona alla serie, all’hashtag twitter di riferimento, agli eventuali blog e non ne perde una puntata, talvolta prova a casa la ricetta suggerita con risultati più o meno soddisfacenti, insomma ci piace veder cucinare e parlare di cibo anche se ai fornelli siamo un disastro!

A TAVOLA CON FORCHETTA E SMARTPHONE: FOODSTAGRAM

LA MODA DI CONDIVIDERE FOTO DI CIBI SUI SOCIAL NETWORK, UNA TENDENZA CHE IN ALCUNI CASI PUO’ NASCONDERE UN PROBLEMA CON IL CIBO

Basta fare un giro sui tradizionali social network per notare come sempre più spesso le persone postino le foto dei cibi che stanno consumando, sia che si tratti di un piatto ricercato e dall’aspetto accattivante, sia che si tratti di una semplice pizza o di un menù del mac donald’s. Si parla a tal proposito di foodstagramming (da Food = cibo + Instagram) e alcuni studiosi hanno associato ad esso un rapporto problematico con il cibo, mentre altri lo hanno collegato a un incremento di obesità.fotocibo2 Cosa si nasconde dietro questa pratica? Solitamente quando ci troviamo davanti ad un piatto succulento vogliamo condividerlo con altri perché assaporino simbolicamente quel cibo, altre volte le foto riguardano nostri esperimenti culinari e allora la motivazione è quella di raccogliere consensi sui social network, infine ci sono gli scatti in ristoranti famosi, l’intento è quello di condividere con i  nostri contatti un momento unico e perché no far provare loro un briciolo di invidia. Niente di male direte voi, ma per alcuni si tratta di una vera e propria mania: basta dare un occhio alle loro gallerie per vedere come la maggior parte degli scatti siano cibi. Secondo la dottoressa Valerie Taylor, direttrice del reparto di psichiatria del Women’s College Hospital di Toronto: “Quando un utente diventa monotematico ed esclude tutte le altre componenti dalla sua condivisione di informazioni allora può esserci un problema”.  L’allarme viene soprattutto dai ristoratori che sempre più spesso si trovano ad avere clienti che passano più tempo ad aggiornare i commenti alle loro foto di cibi che a mangiare, tant’è che in alcuni ristoranti è proibito fare foto ai cibi.  Il cibo si sa è uno dei piaceri della vita, che problema c’è quindi se condividiamo con i nostri contatti la foto di un bel piatto? Nessuno, ma non facciamola diventare un’ossessione o perderemo la bellezza e il senso di quei momenti.

E per chi proprio non può fare a meno di fotografare quello che mangia c’è anche l’app: foodspotting!